“Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!”, chi non ricorda questa memorabile frase del film “Quinto potere” del regista Sidney Lumet?
I più giovani probabilmente non lo avranno mai visto ma è certamente da considerarsi come uno dei capolavori della cinematografia.
Soffermandosi solo su questa frase/invettiva molti credono che questa sia una critica al potere mentre proprio il fatto che la gente si affacci e cominci a fare quello che il conduttore televisivo suggerisce è la dimostrazione di come i media, il quinto potere appunto, siano in grado di manipolare la nostra visione del mondo.
La realtà è che lo sfogo, l’incazzatura, ancorché umana e comprensibile, è quasi sempre fine a se stessa, non produce alcun vero cambiamento perché parte dal presupposto, quasi sempre errato, che i mali del mondo siano sempre e soltanto esterni a noi, che noi noi siamo una parte del problema.
La verità è che solo nel momento in cui noi decidiamo di cambiare noi stessi, e le nostre azioni evidenziano il frutto di tale cambiamento interiore, solo allora possiamo davvero sperare di incidere anche sulla società che ci circonda, migliorandola.
Che fare, dunque? A mio avviso il mondo e soprattutto il web è pieno di rivoluzionari da salotto, gli indivanados, come li ha definiti qualcuno, ovvero gli indignados che, standosene comodamente seduti sul divano di casa, profetizzano sventure e lanciano anatemi verso la società corrotta. Forse è il caso di alzarsi e fare una passeggiata, respirare aria fresca e schiarire le idee, comprendere dove vogliamo indirizzare la nostra vita e smettere di farci avvelenare dall’ambiente esterno. Ciò non vuol dire smettere di indignarsi ma farlo in maniera propositiva.
Peter Finch e Faye Dunaway hanno ottenuto l’Oscar nel 1977 con questo film.